Pizzo Berro e Pizzo della Regina

Sul versante Nord dei Sibillini, quelli meno frequentati, a cavallo di profonde valli e su creste che salgono acute piramidi.
Una strada brecciata incisa nel versante Nord del monte Acuto per raggiungere il bunker del rifugio Fargno; poi sempre creste più o meno sottili, lembi di dorsali a contenere valli profonde che incidono pesantemente il territorio. Presi da Nord o presi da Sud è la costante di questi monti; lunghe passeggiate sempre in equilibrio su linee di confine dagli orizzonti vastissimi.


Da quanto tempo non tornavamo sui Sibillini? Tanto, troppo. Da quanto non tornavamo su quella erta piramide che fa parte dei nostri orizzonti folignanesi e che spicca accanto alla Sibilla? La bellezza di dieci anni, decisamente troppi; sto parlando del Pizzo della Regina, per tutti più comunemente il monte della Priora. Non solo, quando ho saputo, grazie ad un post di Silvia nel forum del Club2000, che la strada che sale al Fargno da Pintura è facilmente percorribile, la Priora è diventata una smania; il primo giorno utile dopo l’inizio delle ferie estive siamo partiti alla volta della Priora, normale accoppiarlo al Berro. La strada da Pintura, per quanto sconnessa effettivamente è stata risistemata, in poco meno di mezz’ora si è al Fargno, bassa velocità e traiettorie giuste per evitare pietre e colatoi sono comunque un must, i ripidissimi dirupi che corrono a fianco sono per lo più protetti, ho visto decisamente momenti peggiori per questa strada. Arriviamo alla sella del Fargno che è già affollata, parcheggiamo lontano dal rifugio lungo la strada che scende verso Ussita, quando scendo dalla macchina mi soffermo sul Bove e sulla valle di Panico, dimensioni enormi, cartolina familiare nonostante mi renda conto così poco frequentata. Sfiliamo accanto al rifugio e prendiamo il sentiero che traversa sotto le coste del Pizzo Tre Vescovi, direzione l’affilata piramide dell’anticima del Pizzo Berro, ancora in ombra l’avvicinamento è veloce, fanno bene al cuore quei profili cari della cresta di Forca della Cervara che chiudono la valle di Panico. Da questo lato, quello Nord, la salita al Berro appare sempre irta e molto complicata, anche con qualche esposizione di troppo, avvicinandosi, mentre ci si avvita sul sentiero che sale repentino, ci si ritrova, dopo un’ora e venti minuti dalla partenza, in cima alla dorsale che quasi non ce se ne accorge, poche esposizioni ravvicinate lungo il percorso ma nulla di trascendentale. Una volta sopra gli orizzonti si allungano e lo sguardo, accompagnato dalla profonda valle dell’Ambro, arrivano fino al mare, fino al monte Conero, oggi scura e quasi impercettibile sagoma che si perde nella caligine estiva. Verso Nord spiccano il Pizzo Tre Vescovi e la vicina stretta piramide del Monte Acuto, dietro la grossa sagoma del monte Rotondo; sulla destra verso Est netta a tagliare l’orizzonte la lunga cresta che sale senza discontinuità fin sulla cima del monte della Priora. Continuando tra cresta e traverso che passa poco sotto e verso Sud la cima del Pizzo Berro è già individuabile dopo una serie di gobbe che si alzano gradatamente. Siamo in vetta a due ore circa dal Fargno, ora il panorama è quello consueto dei Sibillini, profonde valli si alternano a lunghe dorsali e creste, un insieme di profili che se chiudo gli occhi riesco a vedere in ogni momento. La lunga cresta dalla Sibilla al Porche scorre parallela oltre la lunghissima e profonda valle del Tenna, quella che forma l’Infernaccio per intenderci, dal Berro è appena percettibile la stretta forra se non per le pareti della Priora e della Sibilla che ergendosi più ripide si stringono per andarla a formare. Verso Sud, un po’ offuscati anche loro dalla caligine, i profili della valle della Gardosa e del Lago sormontate e aggirate completamente dall’insieme di creste, forse le più belle degli Appennini, che da Banditello per il Torrone fino al Vettore tornano indietro salendo al Redentore fino a Forca Viola. Montagne a sé i Sibillini, così definite, così ben disegnate, lunghe creste che invitano solo a far andare la gamba e salire ogni cima; ogni volta che ci ritorno il sacro fuoco dell’amore per queste montagne si riaccende vigoroso. Rimaniamo a lungo sul Berro per goderci questi panorami tanto cari, poi scendiamo sullo spigolo Est per riprendere a salire la sottile cresta della Priora che raggiungiamo dopo un’ora e venti minuti. In vetta ci accoglie la grossa croce degli amici della montagna di Comunanza ed un panorama che si allunga a tutta la costa e a tutte le colline e la campagna marchigiana. Sono felice di esserci tornato ed aver annullato la lunga attesa di dieci anni. Di solito affollata siamo solo noi ed altre due coppie, ci permettiamo anche qui una bella sosta per viverci i Sibillini ma più breve della precedente; il caldo che si era fatto opprimente aveva rallentato il nostro passo e per cercare di arrivare puntuali al Fargno dove avevamo prenotato un tavolo, ci siamo rimossi sulla via del ritorno. Un’impresa è stata, nonostante quasi interamente in discesa il caldo che aumentava paurosamente ci ha fatto faticare non poco, non siamo risaliti al Berro, dalla sella si discosta un traverso che raggiunge la dorsale più o meno dove eravamo sbucati qualche ora prima, non rifacciamo da qui nemmeno il sentiero della mattina, continuiamo sulla cresta panoramicissima e comunque dotata di una sentiero marcato anche se più ripido e più esposto. Fantastico scendere per la cresta, impressionante, forse è meglio dire entusiasmante, l’emozione che si coglie nell’avere la netta sensazione di camminare su un sottile crinale che divide due imperiose valli che terminano ai suoi lati. Quella del Tenna ad Est e quella di Panico ad Ovest, entrambe profonde, entrambe enormi, entrambe che risalgono ripide e si chiudono e scemano sotto i nostri piedi; belle emozioni, belle cartoline che è facile incontrare sui Sibillini. La cresta alla fine della dorsale scende molto ripida e si raccorda col sentiero che traversa fino al Fargno; per fortuna dalla val Panico sale un fresco e teso vento che ci aiuta non poco. Arriviamo al Fargno in meno di due ore dalla vetta della Priora. La penombra del rifugio, il fresco che questo bunker assicura al suo interno sono degli autentici toccasana, a finire di rimetterci in sesto ci pensano una bella birretta fresca allungata con una gassosa e soprattutto un ciauscolo strepitoso (prese le coordinate e i giorni successivi una gita a Visso mi ha permesso di trovare le conferme sulla qualità di questo marchio che non conoscevo). La cucina del rifugio, se pur e giustamente limitata nelle scelte è di prima qualità, è stata una piacevole e bella sorpresa. La giornata è finita, ritorniamo sempre attraverso la lunga strada brecciata che costeggia il monte Acuto fino a Pintura, su strada asfaltata risaliamo verso Sassotetto, e riprendiamo a scendere definitivamente verso le meravigliose colline marchigiane, attraversiamo l’incantevole Sarnano, la marchigianissima Amandola, Comunanza e Rocca Fluvione, un viaggio lento, per “spizzare” ogni istante ed ogni angolo delle nostre meravigliose Marche.